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PROJECT PUBLICATIONS / Guide Books and Exhibits

I millenni per l’oggi

Stefania Ermidoro – April 2019
I millenni per l'oggi.
L'archeologia contro la guerra: Urkesh di ieri nella Siria di oggi

Giorgio Buccellati, Stefania Ermidoro and Yasmine Mahmoud
Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2018.
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     Il catalogo della mostra presentata a Rimini in occasione del "Meeting per l'Amicizia tra i Popoli" presenta la sorte del tutto particolare del sito archeologico di Urkesh, in Siria, durante sette anni di guerra (dal 2011 al 2018).

     L’antica città di Urkesh, oggi Tell Mozan, è diventata un focolaio di attività che sviluppano, attorno al sito archeologico, una forte e inaspettata sinergia fra una varietà di comunità e gruppi sociali.

     In forte contrasto con la violenza distruttrice della guerra e di intenzionali e perversi movimenti iconoclastici, Urkesh è emerso come fonte di speranza e motivo di orgoglio per le popolazioni che vi gravitano attorno.

     In questa prospettiva, il progetto archeologico di Tell Mozan è anche diventato un modello di quella nuova sensibilità che l’archeologia come disciplina è sempre più invitata a sviluppare – una sensibilità per il valore del territorio come elemento portante in comune fra gli antichi e chi oggi abita negli stessi luoghi.


     The catalogue of the exhibition presented in Rimini at the "Meeting for Friendship among Peoples" presents the very special role played by the archaeological site of Urkesh, in Syria, during seven years of war (from 2011 to 2018).

     The ancient city of Urkesh, now Tell Mozan, has become the center of many activities carried out around the archaeological site, that give life to a strong and unexpected synergy between a variety of communities and social groups.

     In stark contrast to the destructive violence of war and to the intentional and perverse iconoclastic movements, Urkesh has emerged as a source of hope and pride for the people who gravitate around it.

     Thus, the Tell Mozan archaeological project has become a model for the new sensibility that archaeology as a discipline is increasingly invited to develop – a sensibility that identifies the shared territory as a common load-bearing element between the ancients and those who now live in the same places.